Fra il settembre 2003 e il gennaio 2004 (28 settembre-6 gennaio), si apre in Pilotta, nei Voltoni del Guazzatoio la mostra dal titolo Il Medioevo europeo di Jacques Le Goff (catalogo Silvana Editoriale, Milano 2003), curata da Daniela Romagnoli docente di storia medievale all’università di Parma e grande amica dello storico francese.

La mostra rappresenta una delle ultime iniziative di Andrea Borri (13 luglio 1935-7 agosto 2003) come presidente della Provincia di Parma, la cui scomparsa precede di pochi mesi l’inaugurazione dell’esposizione. La mostra  ̶  scrive Andrea Borri, nella premessa, pubblicata postuma e datata giugno 2003  ̶  “[…] è testimonianza viva, forte, del rapporto intenso tra questo illustre specialista e la nostra provincia; si tratta di una vera amicizia, che si è creata giorno dopo giorno: Jacques Le Goff ha studiato a lungo i più rilevanti monumenti medievali del nostro territorio […]”.

La nascita del libro Incontri con Jacques Le Goff, a cura di Daniela Romagnoli

Oggi, a cento anni dalla nascita e a dieci dalla scomparsa del grande storico francese, sempre Daniela Romagnoli, già curatrice nel 2003 della mostra di Parma e infaticabile promotrice del lascito scientifico e civile di Jacques Le Goff (1924-2014), ha organizzato nel 2024 con la Casa della Cultura di Milano e il Centro Filippo Buonarroti di Milano un incontro per ricordare lo storico francese ed in particolare la sua eredità nella cultura, non solo storiografica, contemporanea. Dall’incontro, nel 2025, è scaturito un libro (Incontri con Jacques Le Goff, a cura di Daniela Romagnoli, Sesto San Giovanni (Mi), Pantarei, 2025). Nel volume figurano, oltre a scritti di Jacques Le Goff, contributi di Elisabeth Atkinson Rash Brown, Carla Casagrande, Carlo Antonio Barberini, Sergio Cirio, Daniela Romagnoli, Amedeo Feniello e Giusi Zanichelli.

Il libro raccoglie le riflessioni del convegno centrate sul lavoro di Le Goff e sul tema della ricezione del suo pensiero oggi nella didattica della storia e più in generale nei dibattiti culturali contemporanei. Seguono alcuni testi dello storico francese, come ad esempio, le tre lezioni tenute in occasione delle lauree honoris causa, conferite a Le Goff nell’ottobre del 2000 dalle università di Parma, Pavia e Roma, per la prima volta pubblicate in lingua italiana. Nel volume figurano anche due interviste allo storico francese: la prima del 2005 e la seconda realizzata poco prima della scomparsa nel 2014.

Il libro rappresenta un prezioso mosaico “senza l’obbligo – scrive Daniela Romagnoli nell’introduzione  ̶  di una sequenza prefabbricata e imposta: dunque, una lettura in assoluta libertà, termine e concetto assai caro a Jacques Le Goff”. Le pagine restituiscono al lettore non solo i risultati della ricerca di Jacques Le Goff ma anche il suo pensiero e impegno civile di storico che, guardando sempre anche al presente, meglio di altri ha spiegato la sorgente dell’identità europea fondamento del nostro essere oggi cittadini d’Europa.

Se il catalogo della mostra di Parma del 2003 rappresenta (come scrive Franco Cardini) “un ottimo companion per cogliere la visione d’insieme che l’ormai maturo Le Goff aveva del “suo” medioevo”, il libro appena uscito, molto curato dal punto di vista editoriale pur nella sua semplicità, si propone come utile lettura per studiosi ma anche per insegnanti e per tutti i curiosi che vogliano capire meglio, oltre ai metodi e ai percorsi della ricerca storica, i complessi e indissolubili rapporti tra il passato e il presente e il fondamentale contributo della ricerca di Le Goff alla comprensione del nostro tempo.

Perché  ̶  come scrive Daniela Romagnoli nel suo contributo dal titolo significativo di La storia è servizio pubblico (edito per la prima volta in lingua italiana e aggiornato) ̶ “[…] la storia, o per meglio dire la storiografia, deve continuare a rivedere i propri metodi e i propri risultati: ogni società, ogni generazione, pone domande diverse al proprio passato e al proprio presente. Il compito dello storico è dunque quello di cercare e trovare risposte, con un lavoro che assomiglia a quello di Penelope. Fatiche inutili, si dirà? Mai. Se la tela di Penelope servì a tenere a distanza i pretendenti, le fatiche dello storico servono ad allontanare i mostri generati dal sonno della ragione.”

Maria Luigia Pagliani – Consigliera Fondazione Andrea Borri