Il convegno “L’amico Andrea” si è aperto con i saluti del presidente Bernardo Borri, che ha ricordato come il 2023 sia un anno di particolare importanza per la Fondazione.

“Il 2023 è per noi un anno importante, viviamo la ricorrenza di ben tre anniversari: 20 anni dalla scomparsa di Andrea Borri, 10 da quella di Alessandro Borri e 15 anni dalla costituzione della nostra Fondazione.

Il 7 agosto è quindi una data particolarmente densa di significato quest’anno e sono felice che mio padre possa essere ricordato come amico, innanzitutto, perché credo che lui si sentisse veramente tale e, come ha anche dimostrato nella sua lunga carriera di politico e amministratore, ciò che lo spingeva è sempre stato l’interesse altrui, il bene comune.

Ricorderemo Andrea Borri in diverse occasioni, fra le quali la prossima sarà il 6 ottobre, con la presentazione del libro di David Sassoli “La saggezza e l’audacia” alla presenza del curatore Claudio Sardo, insieme alla Fondazione Giovanni Goria di Asti e ancora col Circolo il Borgo.

A lui sarà dedicato anche un importante convegno “Riflessioni sull’acqua” che, come già l’anno scorso, sarà il 30 novembre, giorno di Sant’Andrea.

Ci aspettano poi tanti altri eventi, di cui daremo via via notizie sulla stampa e sul nostro sito internet.

Ringrazio tutti coloro che, amici di mio padre o anche persone che si sono avvicinate a noi più recentemente, hanno voluto sostenerci in questi 15 anni di attività per la diffusione del suo pensiero; ringrazio in particolare l’amico Gabriele Ferrari che ha organizzato questa giornata speciale a Bedonia.”

Qui di seguito il video integrale del convegno:

Il convegno è stata l’occasione anche per ricevere i saluti di Romano Prodi:

“Sono passati vent’anni dalla sua morte e Andrea Borri lo ricordiamo ancora come fosse tra noi. Ci manca infatti il suo stile, la sua umanità e la sua capacità di affrontare i problemi con una miscela di innovazione e buon senso che rende prezioso il lavoro di un uomo politico.

L’ho sempre visto rispettare non solo gli amici, ma anche gli avversari, proprio perché in Andrea era prevalente il senso dell’interesse della comunità. Questa era la sua stella polare anche nei difficili momenti in cui si è trovato in ruoli di grande responsabilità. Nella politica nazionale è sempre stato fedele alla sua appartenenza alle radici del cattolicesimo democratico, ma sottolineando nello stesso tempo le necessità di rinnovamento che erano state iniziate col referendum di Mario Segni e che erano poi proseguite con la nascita dell’Ulivo. In ogni momento di questi difficile passaggi ha sempre cercato di tenere legate fra di loro le necessità di rinnovamento con le radici e i valori etici che aveva assorbito dalla sua tradizione famigliare e da una profonda formazione cattolica.

Queste radici e questi valori lo spingevano a pensare non al presente, come è pratica prevalente nella politica di oggi, ma al futuro. Non parlo solo di pensiero, ma di azione. Basti pensare a quanto, nel suo periodo di presidenza della provincia, ha fatto per la città di Parma, a cui è sempre stato così profondamente legato. Pochi probabilmente ricordano come fosse difficile (o quasi impossibile)costruire un futuro per la meravigliosa reggia di Colorno, diventata, per opera sua e di Albino Ganapini, un vero e proprio simbolo e punto di riferimento delle nostre tradizioni culinarie in tutto il mondo. Una realtà viva che è stata doverosamente inserita dall’Unesco nell’elenco delle grandi Regge europee, insieme a Versailles e Caserta.

La dimostrazione che vedeva nella sua città un punto di riferimento per l’Europa lo testimonia il lavoro da lui compiuto per fare di Parma la sede del Collegio Europeo. In questo caso al suo costante obiettivo di partire dalla sua città per guardare il mondo si univa l’idea che il nostro futuro poteva avere radici solide solo se si fondava sulle nuove generazioni. Ricordo con particolare attenzione quest’aspetto perché penso che, nei due decenni che sono passati dalla morte di Andrea, il nostro paese non abbia capito in pieno la necessità di dotare quest’ importante struttura, delle necessarie risorse umane e materiali che debbono fare del Collegio Europeo di Parma il riferimento fondamentale di una nuova politica di cultura e formazione europea per tutto il Sud del nostro continente. Questo vuoto non è ancora stato riempito e mi auguro che il migliore ricordo che possiamo avere di Andrea sia proprio quello di andare avanti in questa direzione.

I tanti anni trascorsi dalla sua morte mi hanno fatto, per un attimo, dimenticare quanto la passione sportiva sia stata importante per la sua vita. Il rugby, collegato alla grande tradizione di Parma, era una sua passione incontrollabile, tanto da costringerlo a negare (ed è l’unica bugia che gli ho sentito pronunciare) che lo sport da lui tanto praticato poteva essere rischioso per le sue gambe. Quando gli ricordavo questa sua bugia, mentre serenamente sopportava il suo male alle ginocchia, si limitava a sorridermi.”